Dalla musicoterapica ai suoni binaurali

Offline Davide bRiOz

Tutti ascoltiamo musica. A casa, al lavoro, in macchina. La musica ci accompagna quotidianamente e ha su di noi moltissimi effetti. Ci mette di buon umore, ci rattrista, ci dà la carica oppure, perché no, ci infastidisce. Per questo ascoltarla è diventata una vera e propria terapia, ormai popolare anche in Italia. La notizia che in Slovacchia si faccia ascoltare quella classica già nelle nursery degli ospedali (perché stimola le funzioni fisiche e mentali) è solo l’ultimo esempio di come i suoni vengano ascoltati dal nostro cervello più di quanto facciano le orecchie.
Eppure questa frontiera di stimolazione cerebrale sembra essere già superata e sostituita da una musica più complessa, sintetizzata tecnologicamente, che si basa sui “suoni binaurali”.
Questi sembrano avere sulla mente potenti effetti ed è per questo che possono essere usati come cura per svariati problemi dall’insonnia alla cefalea a grappolo, dalla depressione alle malattie psicosomatiche. Non si parla in questo caso di Mozart, voci di delfini o scrosci d’acqua, ma di suoni ottenuti artificialmente che si basano sulla sottrazione di armoniche.
Il concetto è molto più semplice di quello che sembri, ma per capirlo a pieno bisogna fare un passo indietro. L’ampiezza delle onde cerebrali, come dimostrano gli elettroencefalogrammi, varia in base all’attività che svolgiamo e alla situazione psicofisica in cui ci troviamo. Durante il sonno, per esempio, produciamo onde Delta e le onde Teta sono tipiche del dormiveglia o degli stati creativi. Il nostro cervello inoltre reagisce agli stimoli sonori con il meccanismo del Frequency Following Response, ovvero adattandosi alla stessa frequenza che sentiamo. Per questo la musica può essere una terapia e alcuni suoni possono stimolare stati d’animo e di coscienza. Fino a poco tempo fa però, la tecnologia non era in grado di riprodurre le frequenze più basse in modo che fossero udibili dall’orecchio umano ed è per questo che le stimolazioni sonore o musicali venivano utilizzate solo per aiutare la concentrazione o l’apprendimento.
Oggi invece la comunità scientifica è riuscita a raggiungere tutta la gamma di frequenze attraverso un procedimento che si basa sulla sottrazione di armoniche. Un esempio: inviando un suono di 450 Hz ad un orecchio ed uno di 460 Hz all’altro, la nostra mente percepirà i 10 Hz che sono la differenza tra l’uno e l’altro stimolo auditivo.
Attraverso questo meccanismo è possibile ascoltare frequenze che l’uomo di solito non sente e se è vero che il cervello si adatta alle frequenze che gli vengono trasmesse attraverso i suoni potremo dunque utilizzare le basse frequenze per indurre o stimolare il sonno nel caso di insonnia o per produrre un forte stato di rilassamento per alleviare le tensioni che provocano le cefalee o i disturbi gastrici derivati dallo stress.

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