Quello che credi penserai sempre che sia vero

carte-bias

Osserva l’immagine allegata e leggi la seguente affermazione:
Se una carta ha il dorso blu, allora è una figura
Consideriamo solo queste quattro carte, e che ogni carta ha il dorso rosso o blu, e riporta o una figura o un numero. Voi non sapete se la mia affermazione è vera o falsa. Di due carte non conoscete il colore del dorso mentre delle altre due non conoscete il valore. Il vostro compito è verificare la mia affermazione voltando le carte strettamente necessarie (e solo quelle).
Quali tra le quattro carte voltate per dimostrare la verità o falsità della mia affermazione?

 

Offline AvalonVic

Non ho la minima idea se si procede così oppure no! Ma siccome la verità è che “Fondo Blu allora è Figura”, l’unica carta che va rivoltata è la carta a fondo blu, in quando Imho, non è stato detto “se c’è una figura, allora il fondo è blu”, oppure “se c’è un numero, il fondo è rosso”.
L’unica carta che smonta, o che rafforza, la credenza è la prima a fondo blu! Imho!

 

Offline Spillo

L’unica carta che smonta, o che rafforza, la credenza è la prima a fondo blu! Imho!

quella e il sette.
Spillo


 

Offline Iceburn

Concordo con Spillo.
Della rossa non ce ne frega niente… è completamente al di fuori della tua affermazione. Anche della figura non ci importa… sia che sai blu che rossa… non può negare la tua affermazione.

 

Offline Davide bRiOz

La risposta esatta è che, insieme alla carta blu, si deve girare il sette: affinché l’affermazione sia vera sul retro del sette devo trovare un dorso rosso. Se voltandola trovo un dorso blu ho falsificato la mia teoria: ho dimostrato che è falsa.
La maggioranza delle persone trova assolutamente controintuitivo voltare il sette
Gli psicologi hanno inventato molte varianti a questo piccolo gioco, e scoperto che mantenendo la stessa struttura logica ma cambiando la descrizione e il contesto si possono ottenere risposte diverse (se volete approfondire l’argomento vi rimando a Wikipedia come punto di partenza)
La cosa interessante è chiedersi come mai così tante persone diano la risposta sbagliata. Secondo alcuni  psicologi il motivo è da ricercarsi in quello che chiamano confirmation bias: il nostro cervello si fa un’idea di come funziona un certo fenomeno, e poi cerca degli esempi che confermano questo nostro modo di interpretare il mondo. Cerchiamo una “conferma”. Dal punto di vista logico invece è fondamentale anche cercare di falsificare una ipotesi: provare a vedere se è falsa.
Il termine bias in inglese significa pregiudizio o preferenza.
A quanto pare il cervello umano ha molte difficoltà ad accogliere questo punto di vista come “naturale”, ed è anche per questo, credo io, che il procedere della scienza e del metodo scientifico risulta di difficile comprensione ai più. Ci dobbiamo sforzare per utilizzare dei modelli logici rigorosi che non sono quelli che il nostro cervello adopererebbe (il perché sia così lo lascio agli psicologi evoluzionisti). Imparare significa anche imparare a far funzionare il nostro cervello in modo controintuitivo ma … corretto.
Spesso si vede un desiderio di “confermare” una teoria senza che i loro proponenti sentano la necessità di provarla.
È anche importante distinguere due situazioni differenti: un conto è voler trarre delle conclusioni imparziali prive di pregiudizio (cioè un giudizio deciso a priori) raccogliendo delle osservazioni e raggiungendo una conclusione non predeterminata. Un altro conto invece è chi vuole dimostrare una tesi già precostituita e raccoglie solo le osservazioni che vanno a proprio vantaggio.
Un esempio ovvio si può trovare in un tribunale: solitamente la difesa parte dall’assunto che il proprio cliente sia innocente e cerca di dimostrarlo. Al contrario l’accusa o il pubblico ministero partono dall’ipotesi che l’accusato sia colpevole e cercano di dimostrarlo.
Ma possiamo anche trovare altri esempi: ad esempio un rapporto di una organizzazione che cura gli interessi dell’agricoltura biologica partirà dall’assunzione (non dimostrata) che il cibo biologico sia migliore, più sano nutriente e gustoso, e costruirà il documento per sostenere questa tesi.
Viceversa un documento dell’associazione industrie Biotech cercherà magari di dimostrare selezionando ad-hoc documenti e prove per dimostrare la tesi (non dimostrata) che gli ogm possano risolvere il problema della fame nel mondo.
Chi “parteggia” a priori per il latte crudo cercherà di dimostrare la sua superiorità sul latte pastorizzato mentre chi produce latte pastorizzato cercherà di fare l’opposto.
La scienza però non funziona così (o per lo meno non dovrebbe funzionare così, in un mondo ideale). Certo può sembrare strano richiedere ai sostenitori dell’agricoltura biologica o alle multinazionali biotech, ad esempio, di provare a dimostrare qualcosa che va contro i loro interessi e le loro assunzioni di fondo. Qualche volta questo viene fatto, più spesso no. Questo però è lo scotto da pagare se si vuole che i propri studi e rapporti vengano considerati degni di nota e non carta da macero.

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